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18/05/2021

Il profilo sui social è parte della nostra identità personale.

Come chiarito di recente dal tribunale di Bologna “Facebook non è solo una occasione ludica, di intrattenimento, ma anche un luogo, seppure virtuale, di proiezione della propria identità, di intessitura di rapporti personali, di espressione e comunicazione del proprio pensiero”.

Quanto vale allora un account social?
Dipende dal modo in cui lo si usa e da quanti anni è attivo.

Di certo comunque anche un consumatore può chiedere un risarcimento se il gestore della piattaforma rimuove il suo profilo senza che vi sia una giusta causa.


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Il caso di Bologna

Nel gennaio 2020 Facebook ha disattivato in modo permanente l’account di una persona iscritta da circa 10 anni.

Facebook non ha provato che alla base del suo comportamento vi era un valido motivo.

La persona ha quindi chiesto a Facebook:
- di ripristinare il profilo personale e le due pagine ad esso collegate (in cui egli curava i suoi interessi di natura hobbistica)
- il risarcimento dei danni subiti.

Il tribunale di Bologna gli ha dato ragione e, dopo aver constatato l'impossibilità di ripristinare le pagine, ha stimato il danno in un importo pari a Euro 14.000 Euro: Euro 10.000,00 per il profilo personale ed Euro 2.000,00 per ognuna delle due pagine (Tribunale sez. II - Bologna, 10/03/2021).

Le motivazioni del giudice

Il tema della tutela della identità digitale viene così elaborato dal Tribunale di Bologna.

Ogni utente del social network utilizza il proprio profilo al fine di promuovere le proprie relazioni sociali, ben oltre quelle promuovibili attraverso contatti strettamente personali. Vi è quindi una ricaduta nella sfera della vita di relazione e, dunque, anche sul piano dell'immagine.

I dati personali dell'utente hanno un valore economico e sono la controprestazione nel rapporto utente-gestore (come anche riconosciuto nella sentenza del Tar Lazio, sez. I, 10 gennaio 2020, n. 260).


La sospensione o cancellazione di un account è prevista soltanto in alcuni casi
indicati nel contratto con il gestore del profilo.
Il gestore deve informare gli utenti quando esegue una cancellazione o sospensione della pagina personale e deve anche motivare tali azioni.

Se un profilo personale o una pagina ad esso collegata vengono eliminati senza valido motivo, e senza informare chi usa i social, si ha un inadempimento del gestore (si applica l’art. 1218 del codice civile).

Nel caso di Bologna le relazioni instaurate sul profilo social sono state il frutto di un'attività durata dieci anni.
Cancellare quelle relazioni ha determinato un danno grave alla vita di relazione di chi usava la piattaforma.

Il contratto tra chi usa i social e Facebook

Facebook provvede a fornire un servizio a titolo gratuito che permette di entrare in contatto con gli altri utenti in tutto il mondo.

Dove sta il vantaggio per Facebook?

Mediante l'uso di dati degli utenti la piattaforma può offrire a terzi spazi pubblicitari che vengono sponsorizzati in funzione degli specifici interessi dei loro destinatari.

Tutto avviene in trasparenza.

Se si usano i prodotti di Facebook si accetta che il gestore possa mostrare inserzioni ritenute pertinenti per chi entra nella piattaforma (così è precisato nelle condizioni generali di uso del servizio).

La tutela della identità digitale

Nel 1993 venne pubblicata sul New Yorker una vignetta disegnata da Peter Steiner in cui un cane, davanti ad un computer con un altro cane, diceva: “In internet nessuno sa che sei un cane".
Questa vignetta alludeva ad un possibile anonimato nell'uso della rete ed è diventata talmente famosa da meritarsi una pagina su wikipedia.

A distanza di quasi 20 anni la situazione è decisamente cambiata.
L’ordinanza del Tribunale di Bologna mette in luce l’importanza crescente della tutela della identità digitale delle persone.
Attraverso i social network è oggi possibile creare una fitta rete di relazioni che vanno oltre i limiti spazio-temporali.

Si è dunque andati ben oltre il presunto anonimato della vignetta del New Yorker.

 

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