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Essere amministratore di una società è un incarico di grande responsabilità, che richiede non solo capacità gestionali ma anche un’approfondita consapevolezza degli obblighi giuridici e delle conseguenze – civili e penali – legate alle proprie scelte.
Troppo spesso si sottovaluta il ruolo dell’organo amministrativo, limitandolo a una funzione di rappresentanza. In realtà, la responsabilità che ricade sugli amministratori è concreta, ampia e, in diversi casi, personale.

Vediamo quali sono i principali doveri degli amministratori, le responsabilità che ne derivano e i casi in cui un errore può trasformarsi in illecito o addirittura in reato.

 

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Diligenza professionale e dovere di informazione

Agli amministratori è richiesto un comportamento conforme a quanto previsto dall’art. 1176 del Codice Civile: la diligenza del “buon professionista”, cioè il livello di attenzione, perizia e prudenza che ci si attende da chi esercita professionalmente un’attività.
Questa diligenza si traduce anche in un preciso obbligo di informazione.
Ogni amministratore deve agire in modo informato, acquisendo tutti gli elementi utili a compiere le proprie valutazioni. Questo obbligo è particolarmente stringente per gli amministratori privi di deleghe, che non possono giustificarsi in caso di errori con la mancata partecipazione alle decisioni.

Esempio concreto: se un amministratore approva un’operazione rischiosa senza averla approfondita o senza aver espresso dissenso, potrà essere ritenuto responsabile in solido con gli altri membri del CdA, anche se non era formalmente delegato.

Il cuore della governance: la gestione responsabile

Secondo l’art. 2086 del Codice Civile, l’organo amministrativo ha il compito di gestire l’impresa “secondo criteri di corretta amministrazione” e, in particolare, di predisporre un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa.
Questo significa che l’amministratore non può limitarsi a “supervisionare” l’andamento dell’azienda, ma deve assumere un ruolo attivo e vigilare sul corretto funzionamento di tutti i processi aziendali. Deve cioè:

  • Monitorare l’andamento economico-finanziario della società
  • Dotare l’impresa di strumenti di controllo interni
  • Individuare tempestivamente eventuali segnali di crisi
  • Adottare misure idonee a prevenire danni a terzi, dipendenti o all’azienda stessa

Assetti organizzativi inadeguati: cosa si rischia?

Una delle cause principali di responsabilità degli amministratori è il mancato adeguamento degli assetti organizzativi. Un’organizzazione aziendale non efficiente, infatti, può generare danni diretti (errori gestionali, truffe, perdite finanziarie) o indiretti (mancata rilevazione tempestiva di una crisi, inadeguatezza nella gestione dei rischi, mancanza di compliance).

Le conseguenze possono essere molteplici:

Responsabilità civile verso la società, per non aver adottato misure idonee a prevenire danni
Responsabilità verso i creditori, soprattutto in caso di crisi non gestita
Responsabilità penale, se l’inadempimento integra una fattispecie prevista dalla legge

Gli errori che costano cari

Ecco situazioni in cui gli amministratori sono finiti sotto accusa:
Contratti finanziari rischiosi, firmati senza avere competenze specifiche o senza aver consultato esperti
Assenza di controlli su fornitori o collaboratori
Carenze strutturali nella gestione della manutenzione aziendale

Se mancano prove che l’amministratore si sia informato o abbia agito con prudenza, i danni (anche milionari) possono ricadere su di lui.

Quando l’errore diventa reato

In certi casi, la responsabilità civile non basta: si può arrivare al penale.
In tali casi si può ipotizzare una doppia azione: sotto il profilo penale per la punizione della condotta antigiuridica e sotto l’aspetto civile per il risarcimento dei danni derivanti, appunto, dall’illecito commesso.

Questo accade con i cosiddetti reati propri, cioè quelli che può commettere solo chi ha una carica o una funzione specifica, come appunto gli amministratori.

Nel caso dell’amministratore di società il reato proprio può derivare dalla violazione di norme previste dal codice civile, dalle disposizioni in tema di intermediazione finanziaria o bancaria, dalle disposizioni in tema di procedure concorsuali, da violazioni in tema di sicurezza del lavoro, o dalla violazione di norme tributarie.

Limitando l’attenzione all’ambito tributario che costituisce di gran lunga la fattispecie più frequente e di maggior interesse generale, in estrema sintesi, i principali reati tributari che coinvolgono le società sono così sintetizzabili:

▸ Reati dichiarativi - Dichiarazione fraudolenta
Succede quando si presentano dichiarazioni dei redditi o IVA false, usando ad esempio fatture per operazioni mai avvenute. Anche solo l’atto di presentare questa dichiarazione è penalmente rilevante.

Esempi concreti:
• Utilizzo di società estere interposte per aumentare artificiosamente il costo di beni e servizi.
Fatture con importi alterati (in diminuzione) rispetto all’esemplare nella disponibilità del cliente (ovviamente, con l’avvento della fatturazione elettronica tale fattispecie risulta limitata alle sole situazioni in cui la fattura è ancora in formato cartaceo).
• Utilizzo di società estere fittizie (c.d. “esterovestite”) per abbattere i costi.
• Utilizzo di fatture relative a contratti di appalto di servizi “finti” per mascherare somministrazione irregolare di manodopera.

▸ Fatture per operazioni inesistenti
Costituisce una autonoma ipotesi di reato l’emissione di fatture false per consentire a terzi l’indebito risparmio di imposta.
Non solo chi le usa: anche chi le emette può essere perseguito, se l’obiettivo è aiutare altri ad evadere. E' successo spesso con bonus edilizi come il 110% o il bonus facciate.

▸ Omesso versamento
Scatta il reato se non vengono versate ritenute certificate per:
• importi superiori a 150.000 euro
• IVA superiore a 250.000 euro
pur avendo presentato regolarmente la dichiarazione.

▸ Indebita compensazione
È sanzionato penalmente il caso in cui si usano in compensazione crediti d’imposta non spettanti o inesistenti.
Sono "crediti non spettanti" i crediti utilizzati (cioè, compensati) in misura eccedente rispetto ai limiti di legge ovvero in modo non conforme alle prescrizioni. Sono inesistenti i crediti per i quali mancano, in tutto o in parte, i requisiti oggettivi o soggettivi previsti dalla norma.
La soglia di rilevanza penale qui è di 50.000 euro.

▸ Sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte
Si tratta di azioni fatte apposta per rendere in tutto o in parte inefficace la procedura di riscossione coattiva.

 

Conclusione: consapevolezza prima di tutto

Essere amministratore non significa solo avere potere decisionale: significa anche esporsi a responsabilità importanti, con conseguenze economiche e legali.
Il consiglio? Agire sempre con la massima trasparenza, prudenza e preparazione, dotarsi di un buon sistema di controlli, e – quando serve – chiedere supporto a figure esperte.
Perché prevenire, in questo caso, è molto meglio che dover rispondere in tribunale.

 

In collaborazione con:

Studio Legale Spagnuoli - Piazza F. Guardi 11 - 20133 - Milano
Dott. Angelo Lasala - Commercialista - angelolasala@gamaf.com

Si avverte che i contenuti hanno carattere meramente informativo e non possono sostituirsi ad una consulenza da parte di un professionista qualificato sul caso specifico. In nessun caso la compagnia può essere ritenuta responsabile dell’utilizzo che ne possa essere fatto.

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