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21/11/2023

Nelle famiglie moderne, un numero crescente di famiglie si affida a lavoratori domestici per le faccende di casa e le attività di cura. Di conseguenza, non è raro che si verifichino infortuni sul lavoro durante l'esecuzione di queste mansioni, proprio come in qualsiasi altro tipo di impiego.

Quando si verificano tali incidenti, diventa fondamentale determinare chi sia responsabile del risarcimento al lavoratore infortunato.

Un punto di riferimento significativo per rispondere a questa domanda è la sentenza n. 25217/2023 emessa dalla sezione lavoro della Corte di Cassazione.

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La responsabilità del datore di lavoro

Questa sentenza ha chiarito la responsabilità del datore di lavoro derivante dalla violazione delle normative che regolano la salute e la sicurezza sul lavoro, come una responsabilità contrattuale.

Ciò significa che in caso di infortunio o malattia correlata al lavoro durante il periodo di impiego, il lavoratore può invocare la responsabilità contrattuale del datore di lavoro avviando azioni legali. Il lavoratore deve solo fornire prove del rapporto di lavoro, dell'attività svolta, dell'evento dannoso e delle conseguenze risultanti. È importante sottolineare che non è compito del lavoratore provare la colpa del datore di lavoro. Non è necessario identificare le regole violate o le misure preventive che il datore di lavoro avrebbe dovuto adottare per evitare l'incidente.

Al contrario, per difendersi dalle richieste di risarcimento, è responsabilità del datore di lavoro dimostrare la conformità agli obblighi legali, comprese misure dettate dalla legge, esperienze, progressi tecnici e circostanze specifiche del caso. In sostanza, il datore di lavoro deve dimostrare che qualsiasi mancato adempimento sia derivato da cause al di là del suo controllo.

 

Il ricorso della lavoratrice ha avuto successo

Applicando questi principi delineati, la Corte di Cassazione, attraverso la sentenza n. 25217/2023, ha sostenuto il ricorso presentato da una lavoratrice domestica. Questa lavoratrice aveva subito il rigetto delle richieste di risarcimento contro il datore di lavoro sia in primo grado che in appello. Tali richieste erano state avanzate a seguito di un infortunio subito mentre la lavoratrice si trovava su una scala a rimuovere delle tende presso la residenza del datore di lavoro.

Mentre i tribunali inferiori richiedevano prove da parte della lavoratrice, riguardo al mandato del datore di lavoro di compiere il compito in sua assenza e alla stabilità o alle proprietà antiscivolo della scala, la Corte di Cassazione ha assunto una posizione diversa. Ha sostenuto il ricorso della lavoratrice, affermando che non era compito della lavoratrice provare la colpa del datore di lavoro, né identificare regolamenti specifici o precauzioni non adottate. Di conseguenza, la Corte ha convalidato le richieste di risarcimento della lavoratrice nei confronti del datore di lavoro.

 


Questo precedente stabilisce la responsabilità del datore di lavoro nell'assicurare un ambiente di lavoro sicuro, in particolare in un contesto di impiego domestico, confermando i diritti dei lavoratori feriti durante l'orario di lavoro. Ecco una ragione in più per cui bisognerebbe regolarizzare le colf, pagando contributi e assicurazione obbligatoria all’Inail: il datore di lavoro infatti è responsabile per qualsiasi infortunio occorso durante lo svolgimento delle mansioni e, in assenza di regolare assunzione da parte del proprietario dell’immobile, questi dovrà risarcire di tasca propria tutti i danni fisici e morali.

 

In collaborazione con:

Studio Legale Spagnuoli
Piazza F. Guardi 11
20133 Milano

I contenuti di cui sopra hanno carattere meramente informativo e non possono sostituirsi ad una consulenza da parte di un professionista qualificato sul caso specifico. In nessun caso la compagnia può essere ritenuta responsabile dell’utilizzo che ne può essere fatto.

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